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Chi siamo: Il monastero

Il Monastero di S.Maria Immacolata detto Ca' Bianca


Ca' BiancaSarebbe inutile cercare anche la minima traccia di quello che fu il Monastero di monache Servite di S. Maria Immacolata Concetta, meglio noto come della Cabianca. Esso occupava una vasta area isolata e silenziosa che dalla parte terminale di via Cisterna del Follo giungeva fino alla Giovecca. Era costituito da un insieme di edifici collegati tra loro, disposti attorno a due cortili e per tre lati circondati da spazi ortivi. L'annessa chiesa si affacciava invece, tramite un sagrato chiuso da muro e cancello, sulla via Diotisalvi, corrispondente all'odierna Cisterna dal Follo.
Nell'estremità orientale della città, intorno alla metà del XV secolo, esisteva un piccolo oratorio dedicato a S.Maria Immacolata Concetta, costruito a fianco della casa dell'arciprete Antonio de' Beltrami. Il fatto che questa casa fosse intonacata di bianco, e che volgarmente venisse detta la Casa Bianca spiegherebbe, secondo gli storici, l'origine del toponimo. Si dice anche che la casa venne utilizzata successivamente come romitorio. qui venne ospitata per qualche tempo Lucia da Narni, appena giunta a Ferrara nel maggio 1499.
Dopo che per suor Lucia, nell'estate dello stesso anno, venne avviata la costruzione del convento di S. Caterina da Siena dove la "santa vivente", assieme alle sue compagne, avrebbe avuto luogo una degna sede, il duca Ercole I pensò di destinare a monastero anche l'area nei pressi della Cabianca.
Le fonti ci consentono di conoscere vari particolari su questa nuova fabbrica. Si sa infatti che vennero utilizzati i mattoni provenienti dalla demolizione delle vicine mura, che la direzione dei lavori fu affidata ad Antenore da Bondeno, e che il duca medesimo il 31 maggio del 1502 pose la prima pietra. Non è invece chiaro chi fossero le religiose destinatarie dell'erigendo monastero. Le cronache parlano di suore "che debbono venire da Viterbo", lo Scalabrini ricorda che fu una "suor Eugenia", morta in odore di santità, a chiedere ad Ercole I di trasformare il romitorio in convento, ma una lettera di Bernardino Prosperi menziona invece certe suore provenienti da Novara. In tutti i casi, come già era accaduto per il monastero di S. Gabriele e per quello di S. Caterina da Siena, o come accadde per quello della Mortara, anche questo nuovo convento femminile fu edificato per accogliere un gruppo di religiose provenienti da lontano. Quale che fosse la loro provenienza, sembra assodato che si trattasse di monache Servite, ordine che non era ancora presente in città.
Conclusa rapidamente la prima fase costruttiva finanziata da Ercole I, le Servite si trovarono in locali non completati e fu necessario attendere un buon trentennio prima che il favore ducale venisse loro in aiuto. Ercole II infatti, sollecitato da suor Laura Bardocchia, si impegnò a portare a termine i lavori tra il 1535 e il 1537 e ricostruì la chiesa con il suo bel campanile. All'avvio di questi ultimi lavori assistette la corte al completo mentre il cardinal Ippolito d'Este non solo pose la prima pietra ma seppellì nelle fondamenta delle monete d'argento in segno di buon augurio. Grate per il mecenatismo ducale, le suore fecero porre una lapide in ricordo sul portale della chiesa.
In pochi anni anche le Servite ferraresi crebbero di numero fino a toccare le settantacinque unità al tempo della visita apostolica del vescovo Maremonti nel 1574, ma fu un caso limite perché successivamente nel monastero della Cabianca le religiose si ridussero ad una cinquantina, provenienti per lo più da famiglie altolocate. Tra queste spiccano le contessine di famiglia Bonacossi, il cui palazzo sorgeva a poche centinaia di metri.
La storiografia ricorda raramente questo pio luogo, a quanto pare mai toccato da eventi di rilievo. si ha solo notizia di restauri alla facciata della chiesa compiuti a spese di suor Angela Maria Giraldi intorno al 1664 e del rifacimento del soffitto, portato a termine grazie ad una colletta tra le stesse monache.
Anche il monastero della Cabianca venne soppresso nel 1798 e i suoi fabbricati, in un primo tempo adibiti a caserma, furono successivamente demoliti.


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