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Chi siamo: La storia

Villa per dormire in provincia di Ferrara e ristorante con cucina tipica Ferrarese


Grazie ad antichi documenti catastali è stato possibile ricostruire la storia della casa che sorge a 3 km. dall'antica cinta muraria di Ferrara.
Nell'immediato verde della campagna, in un complesso di antico pregio rurale, in cui il corpo centrale della villa è un'antica torre del 1100 che sorge di fronte ad un canale allora navigabile, realizzato su progetto del Brunelleschi
Ampliata nel 1400 allorché divenne monastero delle "Reverendissime Suore di Ca' Bianca" presso cui soggiornò per alcuni tempi beata Lucia da Narni.  In seguito divenne poi residenza e proprietà della famiglia Savonarola.  

I passaggi di proprietà della Ca' Bianca.

(dall'Archivio Periti Agrimensori, in Archivio di Stato di Ferrara ASFE )


Il 26 maggio 1659 i Periti Agrimensori Alessandro Malacoda e Gio Batta Frigeri in conformità della Sentenza del "Locotenenete Civile", per gli atti, quale cancelliere, del notaio Francesco Masoli, furono chiamati a produrre "misura e stima" di una possessione sita nella "villa di foco morto sotto Baura...", rimasta nell'eredità della S.ra Sonzonia.
Detta valutazione era motivata dalla necessità di dividere la possesione in quattro parti: due di esse sarebbero toccate alla Signora Silvia Granaroli Raspi (rappresentata dal Frigieri) , mentre il restante sarebbe toccato alle "SS.re CATTARINA e GIOVANNA GHARELLI".
Sulla possesione costituita di svariati appezzamenti di terreno variamente coltivato, insistevano diversi fabbricati; vi era "una casa parte da padrone e parte da boaro murata in calcina coperta di coppi e sollarata con forno e pozzo e altre sue pertinenze..."; la parte padronale era "a sollaro con pollaro da lato". Il tutto, compreso l'orto retrostante, fu valutato lire 1290, baiocchi 19, denari 3.
Vi era inoltre "una parte di casa da lavoratore murata in malta ... attaccata alla suddetta casa da padrone ... " del valore di lire 138, baiocchi 1 denari 2.
"Il rimanente di detta casa", che era un boaro, col terreno sottostante e circostante, valeva lire 573, baiocchi 13, denari 6.
"Il fienile tutto in pietre coperto di coppi" fu stimato lire 1066, baiocchi 19, denari 4; un'altra parte del fienile fu stimata lire 635, baiocchi 17, denari 8.
Vi era infine in un'altra parte della possessione "una casa da castaldo murata in calcina coperta di coppi e parte sollarata con forno e pozzo": la stima, incompleta, non ce ne dà il valore.
Pur non essendo reperibile l'atto di divisione conseguente alla detta stima, sappiamo comunque che i beni costituenti la possessione Ca' Bianca finirono in possesso della Signora Silvia Granaroli (o forse Giovannelli, come troviamo successivamente) Raspi.
Dopo un silenzio più che secolare, riaffiorano dalla polvere degli archivi, quali epigoni di quest'ultima, "Andrea, Gaetano ed altri de' Maccaferri". Ad essi è intestata una "possessione denominata Cabianca posta nella villa di fuoco morto, parte riconosciuta a titolo d'uso dalli Signori Bonetti, e per essi dall'Ecc.ma Casa Pio, parte per ragioni fedecommissarie Giovanelli, e parte pure di dette ragioni fedecommissarie riconosciuta ad uso del ten.te Angelo Savonarola e presentemente [1788 ] condotta in affitto dal molto illustre Sig. Tomaso Ferriani sotto l'annua corrisposta di scudi 150 et una mezza castellata vino una forte in grappe ...".
I direttari concedenti, cioè i Maccaferri, "a scanso delle continue, e non poche spese occorse e molti più occorrenti ne rifacimenti delle fabbriche di detta possessione, ma anche per assicurarsi una certa rendita annua..." pensano bene di concedere gli immobili in parola, a titolo d'uso, allo stesso conduttore Tommaso Ferriani; per cui, assieme agli altri possessori a vario titolo degli immobili in argomento (Anna Manfredi Luppi e Pietro Francesco Rocci), fanno stimare e valutare la Ca' Bianca, in accordo col Ferriani medesimo, dal Perito Giulio Panizza; questi con sua valutazione del 26 ottobre 1779, ritenne congrua "l'annua pensione di livello di scudi 105 per dette ragioni fedecommissarie, liberi ed immuni da qualsivoglia caso fortuito, ed annue riparazioni alle fabbriche ...".
All'istituzione del Catasto Pontificio (anno 1830), nei registri del Cessato Catasto Terreni di Focomorto, troviamo indicato come possessore di quella che un tempo era denominata "Possessione Ca' Bianca" l'usuario Ferriani Bartolomeo del fu Tommaso: i beni, ubicati in "contrada" e "vocabolo" Varrano, sono contrassegnati con i mappali da 1 a 17 e da 1190 a 1193, a cavaliere dei Fogli Rettangoli XXV e XXVIII; in particolare, il mappale 6 è descritto come casa colonica, il 7 come casa di villeggiatura, l'8 come casa da ortolano, il 9 come corte.
La voltura n° 32243 del 1° settembre 1856 ci narra, in estrema sintesi, la storia del nostro immobile intercorsa tra il 1779 e la data della voltura stessa: l'utile dominio era passato da Tommaso Ferriani a suo figlio Bartolomeo; il diretto dominio era passato, in modo molto più articolato per la presenza di numerosi e successivi beneficiarii, per l'annuo canone di 105 scudi derivanti dall'investitura originaria, ciè dai già citati fratelli Maccaferri insieme a Pietro Rocci (1779), ad Angelo Savonarola, poi a Sicurasi Angelo (1797), a Follegatti Emidio (1816), a Cavalieri Prospero di Comacchio (allora per annui scudi 42 e baiocchi 20), infine all'avvocato Francesco Bonaccioli (1831), e, dopo la morte di quest'ultimo (1855), all'Opera Pia Bonaccioli amministrata dall'arcivescovo pro tempore di Ferrara.
La possessione, in origine di staia 222, subendo parziali successive cessioni, passò agli eredi di Bartolomeo Ferriani ed infine a Giorgia Cini (1908), ad Antonio Vandini fu fedele (1918), a Vittorio Luppi fu Bernardo (1933).
Giorgia Cini nel 1908 stesso affrancò il livello di cui nel frattempo l'O. P. Bonaccioli aveva visto come amministratore la Congregazione di Carità subentrare all'Arcivescovo.
Quanto ai fabbricati giacenti sulla possessione, con movimento d'ufficio, essi nel 1881, furono sottoposti alle seguenti  modifiche: il mappale 8 fu soppresso ed unito al 7; il 6 fu soppresso ed unito al 9; come pure il 1619 fu soppresso ed unito allo stesso 9. Il mappale 7 passò quindi al Catasto Fabbricati [ attualmente cessato ] con decorrenza 1877 (impianto): descritto come casa a due piani e dieci vani la troviamo iscritt successivamente alle partite 1901, 5381, 5647, 14853, 15779 e 17848.
La successione dei nomi dei possessori è identica a quella dei terreni, ma poichè il Cessato Catasto Fabbricati ha avuto una validità amministrativa prolungata di una ventina d'anni rispetto all'omologo dei Terreni, nell'ultima parte sono descritte le variazioni di proprietà intervenute tra il 1940 ed il 1960: sappiamo pertanto che a Vittorio Luppi che aveva acquistato nel 1933 subentrarono nell'ordine Agide Michelini (voltura 248/1947), Penolazzi Rosmunda ed altri (voltura 553/1955), ed infine Mazzanti Luigi, Mario, Antonio-Dialma e Rino di Giuseppe (voltura 1467/1957).
Il livello che era passato nel frattempo a Giorgio Cini fu definitivamente affrancato con voltura n° 207/1949, con atto del notaio Giacomelli 9 ottobre 1944, durante il periodo di possesso Penolazzi.
Nella stampa del 1942, i fabbricati censiti residui, sono indicati con i mappali 29 e 34 del foglio 139.


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