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Chi siamo: Savonarola Girolamo

Cenni storici: villa rinascimentale a Ferrara


Girolamo Savonarola SAVONAROLA, GIROLAMO - nato a Ferrara il 21 settembre 1452, morto a Firenze il 23 maggio 1498. Il suo avo Michele Savonarola professo scienza medica a Padova e si procurò una chiara rinomanza. chiamato alla corte degli Estensi da Nicolò III, ebbe per sé e per i suoi discendenti la cittadinanza ferrarese.
Suo figlio Nicolò sposò Elena de' Bonacorsi mantovana, e da queste nozze nacquero sette figli, uno dei quali fu Girolamo. A 17 anni lasciò le dottrine umanistiche per prepararsi alla medicina, e si applicò intanto assiduamente alla logica e filosofia; studiò Platone e Aristotele, ma si dedicò soprattutto a Tommaso d'Aquino. A vent'anni egli già si accorava della corruzione dei costumi, scrivendo la canzone De ruina Mundi, e tre anni dopo, l'altra canzone De ruina Ecclesiae. Un sogno simbolico e una predicazione ascoltata a Faenza lo decisero per la vita claustrale.
Nel 1475 venne ricevuto nel convento di San Domenico a Bologna. Dopo un anno di noviziato fu ammesso ai voti solenni e iniziò gli studi preparatori per la predicazione. Le sue doti d'ingegno e la condotta esemplare dovettero attirargli la stima dei suoi superiori, i quali nel 1479 lo mandarono a Ferrara, perché si perfezionasse nella facoltà teologica di quella università. Nel 1482 fu trasferito a San Marco in Firenze dove ebbe l'incarico di lettore e si dedicò con passione ad esporre la Sacra Scrittura, applicando al presente le profezie bibliche e suscitando grande impressione nei suoi ascoltatori. A San Gimignano enunciò per la prima volta le tre proposizioni che dovevano essere la base di tutta la sua predicazione futura: la Chiesa doveva essere castigata, poi rinnovata, e ciò era imminente. Dal giorno di Ognissanti del 1490 all'Epifania del 1491 tenne i XIX sermoni sulla Prima Epistola di San Giovanni, nei quali attaccò violentemente i vizi dominanti nella città di Firenze. Durante la quaresima predicò in S.Maria del Fiore sulle Lamentazioni di Geremia, predicendo prossime tribolazioni e rovine. Negli avventi e nelle quaresime dal 1491 al 1494 tenne le prediche sul Genesi.
Nell'avvento del 1492 precisò l'imminenza dell'uragano che doveva sconvolgere e rigenerare l'Italia, e annunziò la venuta del novello Ciro che sarebbe sceso d'oltralpe a compiere la vendetta divina. Nell'estate dello stesso anno espose il Salmo: Quam bonus Israel Deus.
Dal luglio 1491 fu priore del convento di San Marco. Al principio del 1492 il Savonarola  aveva disegnato di restaurare nel suo convento l'antico rigore della Regola; difese le sue ragioni in due capitoli della Congregazione lombarda tenuti a Venezia. Le difficoltà incontrate lo indussero a promuovere la separazione di San Marco da quella congregazione. tale proposta, che assecondava la politica di Firenze, allora ostile a Milano, fu energicamente appoggiata da Piero e da Giovanni de' Medici. Alla separazione conseguì l'assorbimento dei conventi di Fiesole, Prato e Pisa. Dietro questo movimento di espansione monastica non è difficile scorgere il tenace programma mediceo di consolidamento regionale. Non si può certo mettere in dubbio la sincerità con la quale Savonarola mirò al suo fine religioso, ma in questa occasione, come altre in futuro, il suo alto prestigioso morale fu posto a servizio - e non sappiamo fino a che punto egli se ne rendesse conto - d'interessi politici. L'effetto fu di suscitargli nemici irriconciliabili non solo nel suo ordine, ma anche tra i potentati italiani.
Nel 1494 a Firenze si stava elaborando la riforma costituzionale della repubblica. Il Savonarola favorì l'instaurazione di un regime del tipo di quello veneto, ma nei particolari molti suoi suggerimenti rimasero inascoltati. Egli raccolse più tardi le sue idee nel Trattato circa il reggimento e governo della città di Firenze. Se le sue esortazioni alla pace interna giovarono a impedire eccessi e a calmare gli animi inaspriti, la sua proposta di un generale perdono incontrò resistenze insuperabili, e gli avversari ne trassero nuovo argomento per accusarlo di parzialità versi i fuoriusciti. Savonarola tentò anche di moderare l'illimitato potere della signoria, basato sulle sei fave(due terzi dei voti). e durante le sue prediche propugnò l'istituzione di un Consiglio di ottanta o cento, tratto dal Consiglio Grande, al quale si potesse appellare contro le condanne della signoria. Queste proposte suscitarono l'opposizione violenza degli Arrabbiati, che costrinsero il Savonarola a interrompere la predicazione e a recarsi a Lucca. Ma le pressioni dei suoi fautori e dei Bigi (partigiani dei Medici) ne procurarono il pronto ritorno. Il diritto d'appello fu approvato ma ne fu deferita la competenza al Consiglio Grande. Continuava nel frattempo l'attività riformatrice del Savonarola, diretta a risanare il costume e sempre più larga si faceva la schiera dei suoi aderenti, resi fanatici dall'ardente predicazione di penitenza del frate.
Del 1495 è il suo scritto Della semplicità della vita cristiana. Nel maggio, quando CarloVIII partì da Napoli per tornare in Francia e una lega degli stati italiani si coalizzò contro di lui,il Savonarola si applicò con ogni energia per mantenere Firenze nell'alleanza francese. Questo suo atteggiamento provocò l'intervento di Alessandro VI che intimò al Savonarola di recarsi a Roma per dare spiegazioni. Egli rispose il 31, giustificando l'impossibilità di muoversi, e il 18 agosto pubblicò il Compendio di revelatione. Sembra che la lettera del 31 fosse intercettata dai suoi nemici, perché l'8 settembre un nuovo breve papale ordinava che Savonarola fosse sottoposto a giudizio e San Marco riunito alla Congregazione lombarda. Le nuove giustificazioni del Savonarola e l'azione della signoria e di alcuni cardinali indussero Alessandro a revocare le sue decisioni limitandosi a interdirgli la predicazione finché non si fosse recato a Roma.
Sulla fine del 1495 lo scoraggiamento e l'irritazione dominavano a Firenze. La vendita che i francesi avevano fatta della cittadella di Pisa ai Pisani e di Sarzana ai Genovesi aveva inasprito i contrasti cittadini. Le sorti di Savonarola si andavano sempre più legando alle mutevoli fortune della politica. La signoria dopo aver inutilmente insistito perché il papa revocasse il divieto di predicazione, ordinò al Savonarola di riprendere l'attività. Il papa inviò una nuova proibizione e fece aprire a Roma un processo penale contro di lui; consentì poi a sospenderlo, col patto che il Savonarola avrebbe tenuto un linguaggio più riguardoso e si sarebbe astenuto dalla politica. Con il sopravvento degli Arrabbiati a Firenze, dal 3 luglio fu vietato a Savonarola di predicare. Un colpo più grave gli venne il 7 novembre dal papa con la creazione della Congregazione romano-toscana, alla quale quella di San Marco doveva riunirsi sotto pena di scomunica, perdendo con ciò il Savonarola la sua carica di vicario generale. Il 27 novembre egli iniziò le prediche su Ezechiele, che continuò nella quaresima del '97 e terminò il 4 maggio. Alla fine di dicembre era stato eletto gonfaloniere Francesco Valori; da questo momento i frateschi appaiono inquadrati in una fazione politica. Ma la tregua che Carlo VIII concluse con la lega produsse di nuovo il predominio degli Arrabbiati, e violenti tumulti scoppiarono in città.
Il 13 maggio il papa scomunicò il Savonarola, il quale però non ne tenne conto. Nell'agosto si scoprì un complotto per il ritorno dei Medici e diversi loro sostenitori furono condannati a morte e giustiziati. Il savonarola non intervenne, probabilmente per purgarsi del sospetto di favorire i Medici. l'esecuzione ebbe però l'effetto di allontanare dal Savonarola tutti i Bigi e anche i Piagnoni più moderati. Intanto le spese della guerra pisana e le continue richieste di denaro del re aggravavano la crisi finanziaria. Il Savonarola continuò ad esercitare il suo ministero e l'11 febbraio 1498 iniziò le prediche sull'Esodo, nelle quali si scagliò con maggior violenza contro la corte di Roma e il papa Questi con breve del 26 febbraio intimò alla repubblica di mandare a Roma il Savonarola sotto pena d'interdetto, ma si lasciò poi indurre a consigli più miti, sempre però a patto che il Savonarola cessasse di predicare. Il 17 marzo la signoria raccomandò al Savonarola di'interrompere le prediche, e il 18 egli salì sul pulpito per l'ultima volta. Subito dopo indirizzò al papa una lettera di sfida e progettò la riunione di un concilio che giudicasse e deponesse Alessandro. Il 25 marzo frate Francesco di Puglia sfidò il Savonarola alla prova del fuoco. I cavilli dei francescani la mandarono a monte ma il tranello era riuscito perché la delusione del mancato miracolo assottigliò ancora le schiere dei frateschi. Il giorno seguente la città fu a rumore e si diede all'assalto San Marco. Dopo una strenua difesa il savonarola si consegnò alla signoria e fu arrestato con Domenico da Pescia e Silvestro Maruffi. Nel consiglio degli Ottanta si decise di di risparmiare i Frateschi e di colpire solo il Savonarola. Il divieto canonico di procedere contro tonsurati fu subito tolto da Alessandro, che chiese la consegna degli accusati. Il 10 aprile iniziarono gli interrogatori e il Savonarola fu sottoposto a tortura.
Il 19 aprile si pubblicò il primo processo che, con le sue deposizioni abilmente manipolate produsse enorme impressione. Un nuovo esame ebbe luogo fra il 21 e il 24.Anche la relazione del secondo processo si può considerare in gran parte una falsificazione. Il 20 si iniziò il terzo processo del quale non si hanno che redazioni incomplete e inattendibili. il 22 fu pronunziata la condanna a morte , e il 23 i tre frati dopo essere stati sconsacrati furono condotti al patibolo, impiccati, e i loro cadaveri furono arsi. SAVONAROLA, MICHELE - Medico, avo di Girolamo Savonarola, nato a Padova intorno al 1384, morto a Ferrara nel 1468. Studiò medicina nella sua città natale, e divenne professore all'università nel 1434.
Nel 1440 fu chiamato a Ferrara dove divenne medico di Nicolò III, poi di Leonello e di Borso d'Este, ed ebbe grandissima fama come medico e come maestro. Il più celebre dei suoi libri: Opus medicinae seu Practica de aegritudinibus de capite usque ad pedes, stampato per la prima volta nel 1479 contiene una serie di osservazioni cliniche originali. Esso è diviso in sei trattati, l'ultimo dei quali è dedicato alla patologia e terapia speciale e contiene interessanti indicazioni di strumenti e operazioni di ostetricia: vi si esamina per la prima volta la patologia del bacino ristretto. nel libro De balneis et thermis (Ferrara 1485), che ebbe gran successo e fu tradotto persino in greco, descrisse esaurientemente i bagni e le acque termali d'Italia.


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